Pubblichiamo
un capitolo del libro di Giulio Tremonti e Vittorio Sgarbi
«Rinascimento. Le ali al folle volo», edito da Baldini & Castoldi,
pag. 180, 17 euro. Si tratta del capitolo sull' Unione europea
intitolato «Tre idee di Europa».
Si confrontano oggi tre diverse idee di Europa: quella di Ventotene, quella di Bruxelles e quella tradita: l' idea di Roma.
La
prima idea di Europa e quella federalistadi Ventotene. Il Manifesto di
Ventotene (1942), certo nobile, pur se iperbolico, era tutto basato
sulla linea di divisione tracciata tra reazionari e progressisti.
Questi, i progressisti, schierati contro gli Stati nazionali per
realizzare il disegno federalista l' unico ritenuto capace di garantire
la liberta, la democrazia e la giustizia, altrimenti minacciate proprio
dalla permanenza degli Stati nazionali. La storia e la realta dei
successivi decenni hanno tuttavia ed a lungo dimostrato il contrario.
Almeno fino a che in Europa gli Stati nazionali hanno conservato le loro
caratteristiche tradizionali, come contenitori e garanti di una vera e
piena democrazia.
La
seconda idea di Europa e quella di Bruxelles. L' Europa di Bruxelles,
come si è qui sviluppata tra la fine degli anni '80 ed il principio
degli anni '90, ha in realta ribaltato l' architettura di base che era
stata disegnata nel Trattato di Roma. Quella di Roma era infatti una
piramide, quella di Bruxelles è ancora una piramide, ma una piramide
rovesciata: tutto sopra, quasi niente sotto! Per effetto di quale logica
o di quale dinamica politica e stato operato questo ribaltamento,
questo tradimento? Non e difficile comprenderlo.
Dopo
la fine del comunismo (il pericolo esterno) ed al principio della
globalizzazione (la nuova era che si apriva), l' Europa di Bruxelles,
ruotando intorno al cosiddetto «Atto unico», ha infatti preso la forma
innaturale di una piramide rovesciata e lo ha fatto usando per
costruirla in progressione due tecniche, entrambe paracostituzionali. La
tecnica dell' eccesso di potere. La tecnica del deficit di democrazia.
È
così che il voto dei popoli è stato via via sostituito con il voto
indiretto espresso dai Parlamenti, così che l' Europa di oggi non si
basa su di una Costituzione votata dal popolo, ma su di un network di
«Trattati Costituzionali», dove l' aggettivo è stato aggiunto al
sostantivo, ma solo per tentare di nobilitarne il senso. Ed è stato
proprio questo aggiramento che ha reso possibile l' attivazione di un
meccanismo non propriamente democratico che, aspirandolo verso l' alto,
ha via via destrutturato e sostituito tanto il potere dei governi quanto
la volontà dei popoli.
Tutto
ciò è stato fatto e continua ad essere fatto perché a Bruxelles si è
aperto un doppio cantiere: un cantiere interno, un cantiere esterno.
A)
cominciamo dal cantiere interno, dal lavoro fatto «Europa su Europa» e
qui, per capire cosa è davvero successo, partiamo dalla forma, per
arrivare alla sostanza. La forma è quella delle regole perché, nella
storia, le regole marcano sempre tanto l' esistenza quanto l' esercizio
del potere. Se no, perché si farebbero le regole, se non appunto perché
si ha e si vuole esercitare il potere? Ebbene, nel solo 2015 la
regolamentazione europea è stata lunga 151 chilometri lineari ed estesa
su più di 30.000 pagine di Gazzetta Ufficiale Europea.
Regole
su tutto e dappertutto. Prima, al principio del Mec, c' erano solo le
regole che erano davvero necessarie per integrare il mercato comune. Ma
poi, a partire dal brodo primordiale dell' agricoltura, sono state
sviluppate regole che, pur restando nel campo economico, andavano
palesemente oltre il necessario, come applicazione di un superiore grado
di zelo armonizzatore. (...) Così tra l' altro in modo da spiazzare e
discriminare regressivamente le minori attività economiche.Come è per
esempio tipico ed evidente nel caso della nostra economia.
Infine,
e soprattutto, regole che nella logica di una nuova ingegneria sociale
varcavano il confine dell' economia, per entrare nella «vita degli
altri». Da un lato rimuovendo il passato, i vecchi usi e costumi,
ritenuti anche questi un ostacolo rispetto allo sviluppo del mercato.
Dall' altro lato, dando forma e sostanza a quel più elevato tipo di
standard di vita che, per l'«homo europeus», ideologicamente si aveva in
mente a Bruxelles. In sintesi, un cantiere insieme di demolizione del
passato e di costruzione in divenire della società futura, pensata come
una «societas perfecta».
Naturalmente
regole sempre «benevole», perché soprattutto le «elites» e le nuove
oligarchie conoscono e vogliono il bene degli altri! E lo fanno
integrando nei loro adorati standard una infinita serie di demenziali
precetti. Ad esempio, se anche hai delle uova fresche, devi (dovresti)
mangiare quelle del supermercato, perché queste sono più sicure per la
tua salute. (...)
B)
Il cantiere esterno, il cantiere del rapporto dell' Europa con il mondo
«globale», che allora aveva inizio. (...) In realtà, Bruxelles ha
mancato questo obiettivo. Da un lato non ha né compreso né gestito ciò
che stava davvero arrivando: gli squilibri che la furia di una
«globalizzazione" forzata sui metodi e nei tempi stava creando e
portando in Europa. Dall' altro lato, per inerzia, ha seguitato
imperterrita in una sempre più odiosa ed impopolare ed infine grottesca
ossessione per i de minimis. Così che, in sintesi, Bruxelles non ha
fatto quello che doveva fare, ma ha fatto quello che non doveva fare.
NUOVA NARRAZIONE
C'
è una ipotesi scientifica sulla fine dei dinosauri. Questa sarebbe
stata causata dalla caduta sulla terra di grandi asteroidi che avrebbero
bruciato le grandi foreste e così distrutto le grandi specie vegetali,
queste il nutrimento dei dinosauri, così causandone l' estinzione.
Ebbene, (...) è certo che sull' Europadinosauro si sono fatalmente e
serialmente abbattuti almeno 4 asteroidi. Negli ultimi 25 anni, un arco
di tempo che in senso storico è brevissimo, (...) senza essere compresi o
gestiti nella loro portata storica e nel loro sviluppo drammatico, si
sono abbattuti da fuori sull' Europa o sono stati creati in Europa 4
fenomeni, ciascuno da solo capace di produrre effetti ad alta e spesso
drammatica intensità, ma tutti insieme ed in sequenza, uno dopo l'
altro, e comunque in combinazione, effetti di implosione o di
esplosione.
FENOMENI INCONTROLLATI
a)
l'«allargamento» ad est, che non solo ha esteso in orizzontale ed in
verticale la struttura di Bruxelles, e così tanto sul piano geopolitico
quanto sul piano istituzionale, ma ha anche e soprattutto trasformato il
vecchio corpo economico del Mec in un corpus politico sperimentale e
sui generis. Un esempio, per spiegarlo, dato che - si ripete - le regole
sono un infallibile marker politico.
Chi,
credendosi vero «europeista», sostiene che la Turchia deve entrare non
solo nello spazio economico europeo, ma tout court anche nell' Unione
europea (la «trattativa» è ancora in atto!) ignora in realtà proprio ciò
che l' Unione è politicamente ormai diventata. Così che, se entrasse
nell' Unione, la Turchia dovrebbe assoggettare il suo diritto interno,
un tipo di diritto che risulta essere molto influenzato da principi
religiosi, dovrebbe allinearlo, questo suo diritto, ai principi di
diritto che oggi sono dettati delle Corti europee. Corti queste che
dicono un tipo di diritto postmoderno per cui, fatta eccezione per il
caso dell' incendio di Roma, ma per il resto con il suo eterogeneo set
di valori, Nerone si troverebbe benissimo!
b)
la globalizzazione: non è l' Europa che è entrata nella
globalizzazione, ma la globalizzazione che è entrata in Europa,
trovandola incantata ed impreparata e comunque bloccata dalle sue stesse
regole, a competere con Stati senza regole o comunque con regole molto
meno pesanti; c) l' euro: per la prima volta nella storia con l' euro ci
sono Stati senza moneta e moneta senza Stati. Il fine dell' esperimento
era politico, ma il mezzo usato per realizzarlo era economico:
«federate i loro portafogli, federerete i loro cuori».
Oggi
si può notare che non è andata proprio così! In ogni caso l' euro, è
una moneta che si autodefinisce irreversibile, ma che è tenuta insieme
dalla paura della sua fine, più che dalla fiducia nella sua funzione; d)
la crisi, che non era prevista, essendo quello europeo un matrimonio
contratto per Trattato, ma contratto come un matrimonio: solo per la
buona sorte.
E le difficoltà emerse nella gestione della crisi, a partire dalla Grecia, lo provano.
In
sintesi è successo che l' Europa ha rinunciato alla sua vecchia
identità puntando sulla identità sbagliata. E tutto ciò è sempre più
evidente nel voto e comunque nel sentimento dei popoli che ha via via
eroso, sta erodendo, il terreno su cui è stata costruita la cattedrale
«ideologica» della globalizzazione, il tempio di una nuova utopia di una
nuova religione pagana che vedeva l' unificazione della Germania e l'
unificazione delle monete, con l' avvio dell' euro, come l'«anno zero»
dell' Europa: e) con la cancellazione del passato, delle tradizioni,
degli usi, dei costumi, dei vecchi orizzonti mentali; f) con la
produzione dell'«uomo nuovo», dentro la culla del nuovo materialismo
consumistico. Un nuovo tipo antropologico: dentro il «mercato unico», l'
uomo a «taglia unica» ed a «pensiero unico». Un tipo umano che, nello
schema di una nuova ingegneria sociale, non solo consuma per esistere,
ma esiste per consumare, e pensa come consuma e consuma come pensa. Una
cattedrale certo non costruita solo in Europa, ma in perfetto parallelo,
costruita anche negli Stati Uniti di America. Ma la cattedrale di una
fede che dalle due parti dell' atlantico i popoli stanno abbandonando,
per tornare alle origini, alle ricerca della loro persa identità.
di Giulio Tremonti e Vittorio Sgarbi